Giovedì, 21 Nov 24

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Il sindaco Spagnuolo sollecita l'on. D'Agostino sui fondi alle imprese

Decreto salva imprese? Non sta andando proprio così. Stando ai rilievi mossi da alcuni primi cittadini irpini, l’applicazione del provvedimento varato dal precedente Governo non sta avendo gli effetti sperati: la prima tranche di risorse che sarebbe dovuta arrivare ai privati è stata in larga parte fagocitata dai creditori pubblici dei comuni, cioè enti sovra comunali e aziende ad intero capitale pubblico.

A lanciare l’allarme è il sindaco di Atripalda, Paolo Spagnuolo, che si è fatto interprete del malcontento del nutrito gruppo di fasce tricolori deluse da un provvedimento la cui applicazione doveva servire a sostenere le imprese locali, immettendo in circolo quel contante del quale le aziende hanno un urgente bisogno, attivando così un meccanismo virtuoso di rilancio dell’economia locale.

“La beffa – spiega Spagnuolo – sta tutta nel criterio cronologico adottato dal legislatore per disporre i pagamenti. Le risorse messe a disposizione dei comuni sono servite a pagare i debiti ereditati dalle passate amministrazioni contratti con soggetti pubblici come Alto Calore, Irpiniambiente, Consorzi d’Ambito e consorzi di bonifica. Una circostanza che si è determinata in quanto questi enti vantano i crediti più datati. E’ evidente – prosegue il primo cittadino – la grande delusione delle aziende private che hanno lavorato per i comuni e che, in ragione dell’applicazione del “Salva Imprese”, avrebbero dovuto riscuotere finalmente i crediti vantati. La maggior parte delle risorse, invece, messe a disposizione dal Governo, sono andate a soggetti pubblici. In buona sostanza – rimarca Spagnuolo – una partita di giro infruttuosa per la nostra economia locale.”

A raccogliere le doglianze degli amministratori ci ha pensato il deputato Angelo D’Agostino che ha immediatamente predisposto un’interrogazione urgente al Ministro dell’economia e delle finanze, Fabrizio Saccomanni, per chiedere quali provvedimenti intenda adottare alla luce di quella che l’imprenditore irpino definisce “una distorta applicazione” del decreto.

“Nelle intenzioni del legislatore – afferma D’Agostino - il decreto, definito non a caso ‘salva imprese’, doveva essere funzionale al sostegno delle aziende che versano in condizioni di grave difficoltà derivanti dalla crisi economico – finanziaria che ha colpito l’Europa e il nostro Paese, immettendo nel mercato, nei successivi 12 mesi, circa 40 miliardi di euro che ammontano ad 1/3 dell’intero debito che la Pubblica Amministrazione ha nei confronti delle aziende.”

“In ragione dell’applicazione del criterio cronologico, individuato dal legislatore per procedere al pagamento dei debiti, – osserva il parlamentare – il decreto non ha prodotto gli effetti sperati: a beneficiare delle risorse, infatti, sono stati in prevalenza gli enti sovra comunali e le aziende a totale capitale pubblico che, in molti casi, vantavano i crediti più datati. Pertanto, molte delle risorse messe a disposizione degli enti locali sono finite nelle casse di enti pubblici, mancando così l’obiettivo di sostenere le aziende private, molte delle quali sono ancora in attesa del pagamento dei crediti vantati nei confronti della Pubblica amministrazione.”

Il deputato montiano, tuttavia, non si è limitato alla protesta per il non pieno conseguimento degli effetti sperati con l’adozione del decreto, ma nell’atto di sindacato ispettivo ha proposto a Saccomanni di adottare un provvedimento che vi ponga rimedio: “Il ministro – dice D’Agostino – valuti l’adozione di un provvedimento con il quale si impone la predisposizione di due elenchi cronologici di creditori, uno contenente i soggetti pubblici e quelli privati, e di disporre il pagamento delle fatture in base all’ordine cronologico attingendo alternativamente ai due elenchi di creditori.”

“Così facendo i creditori privati non verrebbero più esclusi dal riparto delle risorse destinate agli Enti locali per il pagamento dei creditori. In mancanza – chiude D’Agostino – saremo costretti ad assistere al sostanziale fallimento del decreto “Salva imprese” sul quale la stragrande maggioranza delle aziende italiani creditrici avevano fatto affidamento.”

La parola, dunque, ora passa al Ministro Saccomanni chiamato a rispondere ai rilievi posti da D’Agostino e dai sindaci di numerosi comuni irpini.

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