Il complesso parrocchiale sorgerà in contrada Spagnola in un terreno donato dieci anni fa dal Comune. Intervista al progettista, il prof. Giovanni Ascarelli
Più che una chiesa, sarà un vero e proprio complesso parrocchiale di circa 700 metri quadri a dover sorgere e svilupparsi a contrada Spagnola. Il progetto del Nuovo Complesso Parrocchiale di Santa Maria del Carmine è pronto da anni ed ha girato l’Italia attraverso varie ed importanti riviste di architettura (presente sul catalogo Casabella nel 2008), facendo riferimento al terreno comunale della contrada donato e prorogato alla Curia. Progettista capo è Giovanni Ascarelli che, con il suo team di collaboratori, ha vinto il concorso indetto dalla CEI denominato “Progetti Pilota”, risalente al 2006. Il concorso prevedeva la realizzazione di progetti architettonici innovativi per la costruzione di tre chiese, una per ogni zona d’Italia: per il sud la base di riferimento era il suddetto terreno di Atripalda. In questo modo la Cei si è assicurata da un lato la concretezza dei progetti (destinati ad essere davvero realizzati) e dall’altro la loro qualità, garantita dalla competizione.
A favorire la scelta del progetto di Ascarelli, facente capo allo studio Transit di Roma, è stato l’innovativo schema ecclesiale del lavoro, frutto del connubio di funzionalità e simbologia grazie anche alla presenza di un liturgista nel gruppo progettuale.
Partendo dall’alto, il complesso architettonico presenta una copertura che funge da manto protettivo, quasi adagiato sugli spazi seguendo la forma del suolo e formato dunque da un sistema di ondulazione fluido in metallo pregiato. Dall’interno, a sostegno, un sistema di orditura lamellare in legno che, non aderendo alla copertura, darà un maggiore senso di apertura agli spazi e permetterà il fluire della luce attraverso i punti di luminosità della copertura. Particolare attenzione, infatti, è stata riservata alla concentrazione della luce presso l’altare ed il presbiterio grazie alla creazione di una Camera di Luce (un parallelepipedo cavo di vetro e specchi installato trasversalmente nella copertura) che la convoglia direttamente. Inoltre, lo sguardo non incontra, sin dall’entrata, alcun ostacolo aero verso il presbiterio: le linee interne proiettano il fedele verso il centro della liturgia, verso una posizione dell’altare che è più centrale e che va a circondarsi di tre spazi di fedeli. Alla tradizionale zona della navata centrale, sono infatti previste due zone laterali in una costruzione che si può quasi definire ad “anfiteatro” (o ventaglio) e che include i fedeli in un unico abbraccio. Alle spalle dei banchi laterali, altre due fonti di luce tagliano la copertura mantenendo una sorta di penombra meditativa sui fedeli.
Accanto alla imponente porta principale, e alle due entrate laterali, sarà presente il Battistero in una apposita sezione, mentre attorno allo spazio centrale, alla “scena”, (presbiterio, mensa, ambone e presidenza) si sviluppano gli spazi per il coro e per la penitenziaria.
Alle spalle della navata destra, poi, la presenza della cappella feriale, a cui si può accedere anche direttamente dall’esterno, affiancata da una piccola cappella devozionale per il culto dei santi.
All’esterno, attraverso un sistema di patii,chiostri, e corti-giardino, la chiesa si collega agli altri elementi del complesso: la casa canonica e gli uffici sono posteriori come la sagrestia (annessa alla casa canonica e collegata alla chiesa mediante un lungo corridoio); vi sono sei aule di studio laterali; un’aula di gruppo annessa alla casa canonica ed una situata nella zona anteriore; una grande Sala Polifunzionale attigua alla chiesa (lateralmente a sinistra) che potrà ospitare incontri e conferenze.
Il complesso, ad ogni modo, avrà una sopraelevazione di circa due metri dal suolo riuscendo così ad emergere dalla posizione di affossamento causato dal terreno di fondazione. Rispetto al progetto originale, non ancora realizzato per mancanza di fondi e problemi tecnici, il crocefisso interno sarà posizionato nell’area del presbiterio e non all’ingresso come proposto. Alcune modifiche saranno apportate alle pendenze.
Un progetto vincente per il carattere di modernità nel rispetto dei significati e delle funzioni dei luoghi liturgici
«Progetto innovativo e all’avanguardia»
L’architetto che ha disegnato la chiesa ne illustra gli elementi principali
Il prof. Giovanni Ascarelli, il responsabile del pool di progettisti del complesso parrocchiale, accoglie, da Roma, con soddisfazione la notizia della riconferma dell’atto di donazione del terreno da parte del Consiglio comunale di Atripalda: «Mi fa davvero piacere che il Comune abbia recepito favorevolmente la sollecitazione della Curia di Avellino e per quanto ci riguarda ci impegneremo a rispettare i tempi che ci sono stati concessi. Se non ci saranno contrattempi speriamo di presentare all’Ufficio tecnico comunale il progetto preliminare entro la fine dell’anno per dare modo di avviare tutte le procedure amministrative necessarie».
Architetto, qual è stata l’idea progettuale?
«Lo schema ecclesiale adottato è molto innovativo ed i materiali che saranno utilizzati sono tecnicamente all’avanguardia. In particolare, l’altare è posto quasi al centro della chiesa per favorire la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni e l’utilizzo di vetri e specchi serve per convogliare luce sul presbiterio. E a mio parere sono stati questi gli elementi che ci hanno consentito di vincere il concorso di progettazione bandito dalla Conferenza Episcopale Italiana. In generale si tratta di un complesso dove, accanto alle attività squisitamente religiose, potranno affiancarsi attività socio-culturali realizzando un vero e proprio polo di aggregazione».
Nel frattempo, però, sono intervenute modifiche?
«Si tratta di piccoli accorgimenti migliorativi suggeritici dalla Curia di Avellino. Il piano di costruzione è stato rialzato di circa 2 metri per elevare la struttura che altrimenti, data la depressione del terreno, poteva risultare parzialmente interrata; l’emblema del crocifisso previsto all’esterno è stato spostato all’interno; le pendenze dell’aula ecclesiale sono state leggermente attenuate».
Voi ne seguirete la realizzazione?
«La direzione dei lavori sarà affidata quasi certamente all’Ufficio tecnico comunale, da parte nostra garantiremo una sorta di “direzione artistica”, nel senso che siamo pronti a fornire chiarimenti e assistenza su ogni aspetto del progetto».
Cosa può dirci del finanziamento?
«Il complesso sarà realizzato prevalentemente con i fondi delle donazioni dell’8xmille dell’Irpef alla Chiesa Cattolica. Nel 2005 il preventivo di spesa, oneri compresi, si aggirava intorno ai 2,5 milioni di euro, ma nel frattempo i costi di costruzione sono aumentati di circa il 20%. Tuttavia, questi aspetti non competono a noi e non saprei dirle di più».
A quanto pare il finanziamento non coprirà tutte le spese e ci sarà bisogno di raccogliere offerte fra i fedeli: questo aspetto non la preoccupa?
«Se così fosse non mi stupirei. Per la mia esperienza posso affermare che generalmente tutti gli interventi ecclesiali sono co-finanziati dai fedeli, nel senso che i parrocchiani contribuiscono, attraverso le proprie offerte, alla realizzazione delle chiese, a volte anche in misura superiore a quella della Curia o della CEI».
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Commenti
Bisogna limitarsi a constratare che tutto ciò che vorrebbero realizzare, a cominciare dagli spazi sociali e di aggregazione, già ci sono e non vengono utilizzati. In particolare, a contrada spagnola, esistono almeno 300 mq di spazio sociale, unito alla chiesa esistente, che non viene mai utilizzato. Poi è stata fatta la chiesa a largo maddalena, quella di S. Nicola, quella di contrada Ischia. Sono tutte vuote. Perennemente vuote. Invece di farne altre più belle e nuove, interroghiamoci sui motivi che determinano il mancato utilizzo di quelle esistenti.
Mi sembra elementare, anche per un saccentello qualunque
Mah! Quanto siamo scadenti...
ma siete pazzi?
nel nostro comune cnon c'è bisogno di un'altra chiesa, visto che quelle che ci sono sono quasi sempre vuote.
A chi conviene che si faccia un'altra chiesa?
Al progettista, alle imprese, ai tecnici, ai preti, ai sacrestani, a chi?
Alla stragrande maggioranza degli atripaldesi, quest'opera non serve: FERMIAMOLA!
proponiamo una raccolta di firme