Suggestioni e narrazioni intorno alla tomba a camera di via Tufara ripropongono l’esigenza di investire più risorse sulla scoperta e la valorizzazione del passato
Sentir parlare il professor Carlo Giuliano Franciosi della tomba a camera di via Tufara è stato a dir poco affascinante. Il noto archeologo è intervenuto nella Dogana dei grani (dove la mostra “Il Castello delle acque” sarà visitabile fino al 23 ottobre) all’incontro-seminario promosso dall’Associazione Hirpus di Avellino in collaborazione con il consigliere delegato ai Beni culturali, Lello Barbarisi, e l’ing. Gerardo Troncone, già presidente dell’Archeoclub di Avellino. Apprezzati anche gli interventi della dottoressa Maria Fariello, responsabile dell’Ufficio beni archeologici di Avellino e del dottor Pietro Toro, archeologo, seguiti con estrema attenzione anche dal sovrintendente Gennaro Miccio (a testimoniare, con la loro presenza, l'importanza e l'unicità dell'iniziativa c'erano anche gli assessori Spagnuolo, Prezioso e Tomasetti, i consiglieri Aquino e Pascarosa e la segretaria generale Curto).
Suggestioni e narrazioni hanno intrattenuto i presenti, perlopiù addetti ai lavori, non solo sulla valenza degli scavi in atto nell’Antica Civita, ma anche su ciò che ancora si potrebbe scoprire, magari cominciando a riportare alla luce proprio la tomba a camera. Fra l’altro, tra i presenti, vi era anche l’architetto Lello Troncone, il quale non solo ha portato la sua personale testimonianza («Il tetto è affrescato come un cielo stellato»), ma ha invitato i presenti a farsi raccontare da sua nonna Gemma Troncone, la signora centenaria festeggiata un mese fa, com’è esattamente fatta la tomba, un sepolcro la cui cronologia resta ancora un problema aperto. Secondo il professor Franciosi non vi sono dubbi, la tomba ha una grandissima importanza ed andrebbe quanto prima riesaminata perché, a suo parere, dopo la sua scoperta, avvenuta il 29 settembre 1881, Giacomo Tascone, il topografo-rilevatore che per la prima volta, nel 1882, la inserì su una planimetria, era troppo importante per occuparsi di un manufatto irrilevante (è l’autore del rilievo dei scavi di Pompei ritenuto in assoluto il migliore mai effettuato). E, fra l’altro, le recenti indagini geognostiche hanno confermato l’esistenza della tomba a camera esattamente dove l’ha collocata Tascone ben 130 anni fa. Secondo alcuni studiosi (Antonietta Simonelli), il confronto con altre tombe simili (Neapolis e Puglia) sembrerebbe suggerire una datazione tra il IV ed il III secolo avanti Cristo e, quindi, l’esistenza di una polis pre-romana.
Il consigliere delegato ai Beni culturali, Lello Barbarisi, è convinto che l’unica possibilità di sviluppo vero per la nostra città sia legato proprio alla cultura e alla archeologia: «Le difficoltà che stiamo attraversando sono sotto gli occhi di tutti ed, ormai, in Campania le risorse principali vengono destinate a Paestum e Pompei. Le indagini che abbiamo commissionato su via Tufara hanno dimostrato che la tomba a camera è ancora lì, probabilmente miracolosamente intatta. La “scoperta” non solo ci suggerisce di andare avanti e verificare fino a che punto possiamo spingerci, ma ha richiamato l’attenzione di molti studiosi, come il professor Carlo Giuliano Franciosi, la cui autorevolezza potrà aiutarci a insistere su questa strada, l’unica, a mio avviso, che può dare occasioni di crescita reale».
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