Caro Enzo,
non me ne vorrai se rispondo alle tue osservazioni con franchezza. Intanto, per precisare che non ho detto che la responsabilità di una ridotta percezione della sicurezza urbana (ed ho parlato di ‘percezione’) sia da addebitare tout court ad insufficienze amministrative, né credo, così, di aver pretestuosamente accusato l’amministrazione in carica. Continuo ad essere convinto, infatti, che la percezione della sicurezza cala vistosamente quando si allentano le relazioni interpersonali: insomma non credo che oggi percentualmente si commettano moti più reati contro la persona o il patrimonio rispetto a 50 o 100 anni fa; ma allora la comunità esercitava (tranne le note eccezioni della violenza politica) un controllo più costante ed efficace. E c’era anche allora la marginalità sociale, il bisogno, la fame. Vedi, caro Enzo, non so quale percezione tu abbia della quotidianità dei rapporti umani, politici, sociali di Atripalda e qui non è in discussione né la tua vicinanza alla nostra città, né la generosa disponibilità a sostenere meriti e situazioni di disagio. Ma oggi Atripalda è una realtà sfuggente, dove l’integrazione dei nuovi residenti si è fatta più difficile. E questo ha determinato il deficit identitario che la rende meno coesa ed inclusiva: e che beninteso non dipende solo dall’esservi o non esservi nati, ma anche dal fatto di non sentirsi integrati (o almeno non abbastanza) in una area urbana cresciuta in fretta e disordinatamente e dove la disponibilità di alloggi di proprietà pubblica ha finito per attrarre nuove ‘povertà’. Ma veniamo al tuo invito a “fare gruppo”: un invito dettato da esperienza e buon senso, e perciò meritevole di ogni attenzione, ma assai difficile da realizzare. Onestamente, quante volte lo hai visto praticato nella Atripalda della tua giovinezza (quando le contrapposizioni politiche erano aspre, ma almeno ideologicamente motivate)? o nella tua terra di adozione? o nella politica nazionale? E tu ci sei sempre riuscito nella tua attività e nella vita? Nella storia cittadina, per esempio, è successo una sola volta, nel 1799, quando amministratori e ‘classe dirigente’, consapevoli di un imminente disastro, riuscirono a trovare un fragile equilibrio che evitò la devastazione della città. Sorte che toccò invece alla vicina Avellino, saccheggiata ed incendiata almeno tre volte, tra marzo e giugno del 1799.
Ma voglio prendere per buono il tuo invito. Gioco di squadra, dici? Va bene. Sai, caro Enzo, che se non avessimo fatto gioco di squadra sarebbero stati approvati regolamenti comunali raffazzonati e contraddittori, infarciti di errori, inservibili e potenzialmente causa di contenziosi? Sai che la documentazione ufficiale, spesso viene tenuta inspiegabilmente ‘riservata’? che spesso ordinanze e determine vengono pubblicate con mesi di ritardo? E come si fa a fare gioco di squadra con chi deliberatamente nasconde la palla? Se ci chiediamo perché il sindaco prima delibera in giunta di costituirsi in giudizio in un contenzioso ‘delicato’ e poi non nomina l’avvocato… facciamo squadra o disturbiamo il manovratore? Se facciamo rilevare, carte alla mano, che bilanci preventivi e consuntivi e persino relazioni di organi di controllo sono farcite di errori, svolgiamo bene o male la funzione di ‘minoranza’? E non voglio parlare dell’ultimo Consiglio Comunale affossato con una scazzella. Vedi, caro Enzo, volesse il cielo che ci si confrontasse sulle idee, qua si tratta da anni (e gli ultimi due, a guida Spagnuolo, non fanno eccezione) di misurarsi con le mediocrità e le promesse di… pinocchio. A proposito di fare squadra… fatti raccontare le quattro o cinque crisi amministrative degli ultimi due anni, le litigiosità, le dimissioni di assessori e capigruppo, la guerra calda e fredda che ha lacerato l’attuale maggioranza (Udc - Piddì, e non si sa chi). Intanto, sono anni che propongo alternative al piano di valorizzazione comunale, e cioè alla incerta alienazione del Centro Servizi. Ci sono volumi edificabili all’interno del Parco Sessa a San Gregorio. Perché, accorpandoli in un’area marginale del Parco, non farne lotti edificabili? che sollecito un dibattito serio intorno al cosiddetto piano strategico, e invece ci accontentiamo dell’elemosina di un’area attrezzata a parcheggio per mezzi pesanti, nei pressi dell’uscita Avellino est. Dovremo proprio rassegnarci ad essere periferia della periferia napoletana? Da anni suggerisco un graduale smantellamento dei prefabbricati pesanti ‘scaduti’ di Alvanite (piuttosto che pensare a costosi interventi di restyling) e la contestuale destinazione dell’area a nuove funzioni, valutando la possibilità di uno sbocco sulla bretella Avellino-Salerno. Ho proposto e presentato un progetto (realizzato da esperti del settore) volto alla riqualificazione ad uso sportivo del tratto urbano del fiume Sabato. Ho trovato solo interlocutori supponenti e distratti.
Raffaele La Sala
P.S. Caro Enzo, sono convinto, come te, che l’Italia è la terra più bella del mondo e che Atripalda è bellissima, per chi ci è nato, per chi la ama, per chi la sente sua (come quell’artista straordinario, Carmine Tranchese, che concorre a dare umanità e vita al centro storico). Mi auguro che sapremo meritare sempre questa ‘ricchezza’ che ci appartiene, ma che nessuno di noi è legittimato a considerare ‘cosa sua’.
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Angiuoni a La Sala: «Con il gioco di squadra si supera ogni difficoltà» La replica: «Impossibile con chi… nasconde la palla» |
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E' DI UN BRONZO INCREDIBILE LA TUA FACCIA.