Ho accolto con piacere l’invito dello stimato professor Raffaele La Sala di presentare questo suo recente e impegnativo saggio storico sulla antica e benemerita Confraternita della Madonna del Carmine in Atripalda. Con questo nuovo attestato del suo costante interesse alla storia religiosa e civile della nostra amata città egli aggiunge un valido anello alla catena di studi e ricerche che di recente ha visto l’impegno di tanti altri competenti studiosi di storia patria, tra i quali egli va tagliandosi un posto di merito e di onore. Egli ci aiuta a conoscere meglio le radici della nostra gloriosa tradizione religiosa e civile. La devozione alla Madonna del Carmine, come in molte altre città e paesi dell’Irpinia e del Mezzogiorno d’Italia, ha secoli di vita e si collega alla profonda fede cristiana della nostra gente, tanto più apprezzabile perché vede i fedeli laici coinvolti in sodalizi che hanno come ragione di essere la devozione alla grande Madre di Dio. In Atripalda essa ha avuto nella Confraternita che dal Carmelo prende il nome uno strumento di continuità e di sviluppo che trova le sue solide fondamenta nella chiesa e nel sodalizio, sede e strumenti del crescere di questa devozione che ha avuto il suo punto culminante nella proclamazione della Madonna del Carmine a Patrona principale di Atripalda, nella solenne incoronazione della sacra immagine e nella erezione canonica della parrocchia da parte della Santa Sede. Vorrei anche aggiungere, per quel che mi riguarda, che alla chiesa e alla devozione della Madonna del Carmine è strettamente legata la mia vocazione al sacerdozio e missione apostolica. Fu ai piedi della Madonna del Carmine che il 20 agosto del 1944, quando imperversava ancora in Italia e in Europa il terribile flagello della seconda guerra mondiale, il Vescovo di Avellino, Monsignor Guido Luigi Bentivoglio di venerata memoria, mi conferì l’ordinazione sacerdotale. Fu nella medesima chiesa che celebrai da vescovo e nunzio apostolico il venticinquesimo anniversario di quel giorno benedetto, il 20 agosto 1969. Ne accompagnai poi la ricostruzione dalla rovine causate dal terribile sisma del 1980. Questo intreccio e rincorrersi di vicende liete e tristi, personali e collettive, mi legano alla chiesa e alla Confraternita che la custodisce, ne è presidio e strumento di progresso e di vitalità religiosa e civile. Per queste ed altre ragioni desidero congratularmi vivamente col professore Raffaele La Sala per questa nuova fatica che conferma le di lui doti di ricercatore attento, di critico e di espositore chiaro e convincente. Io personalmente e, ne sono sicuro, tutti gli atripaldesi gliene siamo grati e riconoscenti. Formulo il voto che sul suo esempio altri studiosi, specialmente tra i giovani, si cimentino con la ricerca storica, archeologica ed artistica della nostra terra, per trarne validi motivi di generosa ispirazione ed onore. Solo i popoli che rimangano legati alle loro nobili tradizioni e memorie possono aspirare ad un futuro sicuro, consapevoli che essi sopravviveranno e saranno ricordati non tanto per conquiste di territori, per ricchezze e opulenza di vita e di beni materiali, ma per quello che sono stati capaci di realizzare e tramandare in opere di civiltà e di pace, in valori morali, fede religiosa, cultura, arte, scienza e bellezza.
+Luigi Barbarito, arcivescovo
Indice |
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Il culto della Vergine in un libro di Raffaele La Sala |
Presentazione di mons. Luigi Barbarito |
Introduzione di don Ranieri Picone |
Postfazione di Generoso Benigni |
Tutte le pagine |